Botulino e felicità: quando l’estetica migliora l’umore
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Ti scatti spesso dei selfie e usi filtri di fotoritocco?
Secondo alcuni studi clinici questo potrebbe renderti più incline di altre nel richiedere trattamenti di medicina e chirurgia estetica, con l’impulso di avvicinarti agli standard di bellezza che ammiri ogni giorno online, magari validati da questa o quella influencer.
Negli Stati Uniti un recente studio della Johns Hopkins University, basato su un campione di 252 donne con età media di 25 anni, rileva la correlazione diretta tra l’utilizzo di social di carattere prevalentemente fotografico e la maggiore propensione personale al ritocchino estetico, diversamente da ciò che succede nei social non incentrati sull’immagine, come Twitter.
Ti parlo di un vero e proprio fenomeno che gli esperti chiamano “Rich girl face”, adottando il termine usato per la prima volta sul magazine Glamour UK dal dr. Dirk Kremer, chirurgo plastico, a indicare questo ricorso massivo a trattamenti e interventi estetici che, come per altri fenomeni allargatisi un po’ a tutti i target, inizialmente è stato riscontrato prevalentemente in ragazze adolescenti e donne under 30. Nell’alterare i propri tratti naturali con nuove labbra turgide e zigomi pronunciati, o nel richiedere skin booster per un effetto “glossy skin” tanto da guadagnare la luminosità e la compattezza della “pelle da selfie” delle donne orientali, queste persone in realtà aspirano inconsciamente a omologare il più possibile la propria immagine ai canoni di bellezza incarnati dalle ricche e famose regine dei social.
Si tratta di un trend in crescita confermato anche da dati U.S.A. riferiti al 2020, secondo i quali il 75% dei chirurghi plastici statunitensi ha ricevuto richieste di interventi estetici finalizzati principalmente alla realizzazione di selfie perfetti e di storie impeccabili dal punto di vista dell’immagine personale.
Estetica a misura di smartphone
In Italia è arrivato a conclusioni analoghe uno studio sul vissuto emotivo condizionato da immagini e commenti su Instagram riguardanti il corpo e la bellezza, effettuato dal Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione (DPSS) dell’Università di Padova, in team con l’inglese University of Surrey. La ricerca, che ha riguardato 247 donne italiane tra i 19 e i 32 anni di età, ha evidenziato come l’uso del famoso social network – specie se compulsivo – possa aumentare l’insoddisfazione per il proprio aspetto a livelli maggiori rispetto a quelli precedenti all’esposizione alle foto dei feed. Si è anche visto che a lungo andare l’umore delle intervistate peggiora e che, nell’accentuare i vissuti negativi sul proprio corpo, questo meccanismo le incoraggia a ricorrere in modo più indiscriminato alla chirurgia estetica.
Il fenomeno rich girl face può anche alimentare la dismorfofobia in chi ne ha predisposizione, mentre rimane comunque l’espressione di un disagio profondo, che porta a vedere nella medicina o nella chirurgia estetica strumenti per allinearsi ai modelli irreali e irraggiungibili proposti dai social media, governati dalla pressione della società sui corpi.
Di questa nuova tendenza esasperata dall’uso dei filtri facciali – in alcuni casi persino bannati da Facebook per tutelare la salute mentale degli utenti – e dell’uso della medicina estetica come strumento per aderire a canoni di bellezza standardizzati, hanno discusso anche gli specialisti della Società Italiana di Medicina Estetica (Sime), in occasione dell’ultimo congresso nazionale di Roma.
“Considerata la diffusione di questi social da una parte, accanto alle crescenti richieste di procedure estetiche orientate a un adeguamento a canoni di bellezza irreali e standardizzati dall’altra, le evidenze degli ultimi studi clinici devono farci riflettere sulle necessarie strategie di intervento.”
Il comportamento estetico: prevenire gli effetti delle distorsioni dei social
“A livello di comunità ben vengano le campagne per la body positivity, mentre sul piano personale, in qualità di psicologa estetica, io posso farti lavorare su percezione del corpo e consapevolezza, in modo da aiutarti a valutare un uso attivo dei social, così come a prevenirne gli effetti tossici sulla tua immagine corporea e sul tuo benessere.”
Se – come ho più volte scritto – il benessere è uno “stare pienamente nella vita” e la bellezza va intesa come valorizzazione della propria autenticità fisica e psichica che si ripercuote sull’accettazione di Sé e sulla qualità delle relazioni, questo uso problematico dei social network ne è l’antitesi disfunzionale e narcisistica, i cui risvolti psicologici sono da cercarsi nell’esasperazione dell’insicurezza e della fragilità delle persone, nella carenza di autostima, nel bisogno di approvazione da parte degli altri e nell’incapacità di ascoltarsi e accettarsi.
Nelle mie sessioni di psicologia estetica attraverso il metodo che ho messo a punto Senti, Nutri, Ama, aiuto donne di ogni età ad ascoltarsi e ad accogliere la bellezza come un’esperienza soggettiva e appagante, in diretta connessione con la propria dimensione psichica.
Ogni eventuale ricorso alla medicina o alla chirurgia estetica deve essere orientato unicamente a migliorare la sicurezza e l’autostima, attraverso un nuovo modo di relazionarci con il nostro aspetto, e va affrontato con la convinzione che il benessere passa attraverso la consapevolezza che corpo e psiche sono interconnessi.
Susanna Grassi, psicologa estetica
“In poche sedute posso aiutarti a sviluppare strategie percettive e comportamentali che nutrono il tuo benessere psicofisico e l’autostima.”
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Approfondimenti:
Francesca Guizzo, Natale Canale, Fabio Fasoli – “Instagram Sexualization: When posts make you feel dissatisfied and wanting to change your body” Body Image – Volume 39, Dec 2021, Pages 62-67
Johns Hopkins University School of Medicine, Baltimore, Maryland “Association Between the Use of Social Media and Photograph Editing Applications, Self-esteem, and Cosmetic Surgery Acceptance” PMC
RSPH e Young Health Movement (YHM) #StatusOfMind report