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29 Giugno 2023In occasione del 14 maggio che è la Festa della Mamma mi viene spontaneo fare alcune riflessioni sulla gravidanza e sull’immagine corporea che ne deriva, ovvero su come si possano vivere e accettare i cambiamenti del proprio corpo in questo periodo di attesa, al netto dei condizionamenti che la società ci ha imposto nel tempo.
Chi come me si occupa di psicologia estetica ha un occhio di riguardo per la donna che vive l’esperienza della futura mamma, perché affrontare la gravidanza vuole dire passare attraverso un’esperienza psicofisica molto intensa, che si può vivere a più livelli, ovvero sotto l’aspetto:
- cognitivo, dal momento che ideiamo il pensiero di essere incinte
- emotivo, nel provare tutte le emozioni legate all’attesa
- immaginativo, facendo fantasie su come sarà il bambino
- corporeo, per il cambiamento evidente delle nostre forme
Nei nove mesi di gestazione la donna passa dall’essere un individuo a sé, dai confini corporei ben definiti e conosciuti, all’essere una madre che porta in grembo un bambino, imparando a convivere con un corpo che funziona per due, che è abitato da due persone.
Nei primi mesi le trasformazioni fisiche della donna sono meno visibili e molto graduali: tuttavia, con il progredire della gravidanza, i cambiamenti si succedono sempre più veloci ed evidenti, coinvolgendo in maniera maggiore anche i diversi livelli di percezione corporea: la donna-mamma assiste all’aumento del peso, alla crescita del seno e a una rimodulazione nelle forme del corpo.
Per quanto si pensi di arrivare preparate a cambiamenti naturali come questi, non sempre riusciamo a elaborare positivamente la nostra nuova immagine corporea: quest’ultima infatti non riguarda solo come noi ci vediamo allo specchio, ed è relativa al modo in cui noi ci percepiamo, a come ci sentiamo in un corpo in cambiamento.
Noi donne, se ci pensiamo bene, per buona parte della nostra vita abitiamo un corpo che cambia sotto l’aspetto estetico, fisiologico, ormonale, emotivo e cognitivo: basti pensare al passaggio dall’infanzia all’adolescenza, alla gravidanza, fino alla menopausa.
La percezione che abbiamo di noi cambia ogni volta, per ognuno di questi importanti momenti di transizione; spesso va ben oltre l’immagine corporea, coinvolgendo tutta una serie di aspetti valoriali e identitari che, in alcuni casi, possono portarci a non riconoscerci più, con forti implicazioni sul personale benessere e sul nostro equilibrio psicofisico.
L’immagine corporea nelle diverse fasi della gravidanza
In particolare nei nove mesi di attesa, l’immagine corporea cambia in funzione delle aspettative e dell’ideale materno: all’inizio del periodo di gestazione quasi tutte attendiamo con eccitazione l’apparire delle prime forme che segnalano al mondo il nostro stato di maternità. Molte donne si sorprendono a ispezionarsi la pancia allo specchio, cercando qualche piccolo segnale, una prova concreta della piccola vita che si sta formando dentro di loro.
Dopo il primo trimestre c’è come una svolta e il corpo si trasforma in modo molto più visibile: se alcune vivono l’accrescimento della pancia con particolare orgoglio, tanto da fotografarsi compiaciute, per il puro piacere di postare i propri progressi sui social, per altre questi cambiamenti possono risultare davvero difficili da elaborare e da accettare fino in fondo.
Ci sono future mamme che faticano a piacersi nella loro nuova veste: questo può causare un senso di colpa e d’inadeguatezza correlato al pensiero di essere sbagliate o delle cattive madri, dal momento che non riescono proprio ad amare la propria pancia né a essere gratificate dalle proprie recenti rotondità.
Questo senso di vergogna, di un peso tale da ripercuotersi seriamente sulla salute mentale e sul benessere psico-fisico della donna, è rafforzato dalla narrazione mitica ed edulcorata di una maternità dipinta unicamente come “il momento più felice nella vita di una donna”, da parte di una società che considera “disonorevole” ogni preoccupazione legata alla propria immagine e al proprio corpo, vissuta da gestanti che dovrebbero essere solo grate al mondo per la “benedizione di essere madri”.
Cosa succede all’immagine corporea nel post-partum?
La scienza in realtà ci dice che dal punto di vista della nostra immagine corporea il periodo più critico è proprio quello successivo al parto. “Tornare belle e magre come prima” è il nuovo diktat della donna-mamma contemporanea, e se nella maggior parte delle volte nei nove mesi il cambiamento viene accettato in maniera molto positiva, successivamente il grado di insoddisfazione corporea tende ad aumentare, soprattutto in quelle donne che già prima della gravidanza erano solite adottare restrizioni alimentari o che avevano un’immagine corporea negativa o alterata.
“Tornare belle e magre come prima” è l’ideale di bellezza predicato dalla società odierna, amplificato anche da un Web costellato di articoli e consigli miracolosi per riportare indietro la lancetta del tempo: come se quel nuovo corpo di una donna che ha generato un figlio non fosse accettabile; come se dovesse a tutti i costi essere corretto e modificato, ovvero “rimesso in forma”.
Le conseguenze sono davanti agli occhi di tutte: un aumento di ansia generalizzata e varie manifestazioni di malessere, date proprio dal dover conciliare il nuovo (e difficile) ruolo di mamma e tutto ciò che comporta a livello individuale, familiare e sociale, con l’obbligo di mostrarsi in forma rapidamente, cancellando come per magia quei nove mesi di attesa.
La ricerca scientifica ci conferma che il confronto tra la nostra condizione e questo ideale di bellezza può amplificare un peggioramento dell’insoddisfazione corporea, quindi dell’autostima, con lo sviluppo di possibili disturbi alimentari e stati depressivi (Van Den Berg et al.,2007).
Quando non ci sentiamo bene nel corpo che abitiamo, possono quindi emergere emozioni come il senso di colpa, l’autosvalutazione, la vergogna, che hanno un impatto devastante sul nostro sé globale.
Come affrontare la gravidanza in modo sano?
- Accettiamo le nostre emozioni, senza tentare di allontanarle per aderire ad un modello ideale di mamma che magari non ci rappresenta. A volte siamo noi le prime a giudicarci in modo severo per pensieri o emozioni che nascono, e che non corrispondono al modello ideale e irraggiungibile di madre perfetta.
- Non neghiamo la nostra femminilità, distinguiamo dentro di noi l’essere madre dall’essere donna. Non trascuriamo la nostra bellezza. Continuiamo, se pur faticosamente, a ritagliarci quei momenti dedicati alla cura di noi (parrucchiere, estetista, sport…). E coltiviamo la nostra sessualità e la relazione di coppia, anche nei 9 mesi di gestazione.
- Conserviamo un rapporto sano con il cibo. L’alimentazione non può mai essere cura emotiva e nemmeno fonte di ansia. Il cibo ci nutre, ci da piacere ed energia, ci aiuta a far crescere in modo sano il bambino. Evitiamo gli eccessi, teniamo sotto controllo il peso e scegliamo con cura gli alimenti giusti in funzione dei nostri bisogni.
- Se prima della gravidanza abbiamo sofferto di disturbi alimentari, facciamoci seguire da uno specialista che ci accompagni per tutta la durata di questo nuovo viaggio.
- Onoriamo il nostro corpo: la gravidanza è un momento unico nella vita di una donna e può essere l’occasione per riscoprire il proprio corpo, ascoltarlo e imparare ad amarlo. Tante sono le donne che amano accarezzare il pancione che cresce. Quella carezza non rivolgiamola solo al bambino che è dentro di noi, rivolgiamola anche a noi, al nostro corpo.
- Facciamoci aiutare. Se sentiamo che i pensieri rivolti al nostro corpo che cambia ci creano preoccupazione o disagio, può essere utile confrontarci con uno specialista per riuscire a stare meglio ed affrontare insieme questo delicato passaggio.
E buona Festa della Mamma a tutte.
Susanna Grassi, psicologa estetica
“In poche sedute posso aiutarti a sviluppare strategie percettive e comportamentali che nutrono il tuo benessere psicofisico e l’autostima.”