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13 Maggio 2023Dal 1950 il 7 aprile l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) celebra la giornata mondiale della salute (World Health Day). Ogni anno la ricorrenza ci regala un tema diverso come la salute mentale, l’assistenza materna e infantile e il cambiamento climatico, con il fine di sensibilizzare popoli e governi su una questione cruciale per la salute pubblica e d’interesse per la comunità internazionale.
Il focus di quest’anno è la “Salute per tutti” con la campagna “Health For All” concepita per affermare come il diritto alla salute sia un diritto fondamentale dell’umanità e quanto sia importante che in una società prospera tutti debbano avere accesso ai servizi sanitari di cui hanno bisogno, in modo pacifico e sostenibile, indipendentemente dal loro luogo d’origine o di residenza o dalle loro condizioni economiche di partenza.
Uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale
Tra gli obiettivi prioritari dell’Oms c’è in particolare la necessità di “coinvolgere e responsabilizzare individui, famiglie e comunità per una maggiore partecipazione sociale e una migliore cura di sé nella salute” secondo i valori di equità e giustizia, mentre i governi dovrebbero “garantire una partecipazione informata e attiva, con le persone al centro delle decisioni e dei risultati sanitari”.
Se è ormai noto che l’OMS definisce questa componente fondamentale della nostra vita come “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non di semplice assenza di malattia”, credo che si faccia ancora un po’ fatica a comprenderne il significato profondo di ciò che la salute comporta in termini di comportamenti e scelte.
Ti sei mai chiesta ad esempio quali fattori esterni fanno la differenza per te, la tua salute e il tuo benessere? O quali decisioni e comportamenti potrebbero renderti la vita più facile? Esistono aspetti affettivi, terapeutici, sociali e ambientali che possono migliorare la nostra qualità della vita e aiutarci a vivere meglio. Ma davvero abbiamo fatto della nostra la salute un valore nella sua accezione più attuale? Sappiamo come influiscono sul nostro benessere le pressioni del contesto in cui siamo immerse ogni giorno?
Riconosci il tuo malessere e le sue cause
Se ti senti triste e apatica ti viene spesso rinfacciato che le generazioni di una volta questi problemi non li avevano e che erano molto più forti e capaci di stare al mondo.
Se ti lamenti per qualcosa che ti sta andando male ti senti dire che sei tu che non sai cogliere le cose belle della vita. Siamo cresciute con la cultura del “pensa ai bambini che muoiono di fame” e del “ciò che conta è la salute”, affermazioni che si rifanno però al vecchio concetto di salute, quello legato all’assenza di malattia. In pratica non ci è quasi mai concesso il lamentarci o condividere il nostro malessere, perché inneschiamo subito il giudizio classificatorio di chi ci circonda.
Nel concordare quanto sia importante saper dare il giusto peso alle cose e viverle in una corretta dimensione, ricordiamoci che non esiste però un’unità di misura universale che ne stabilisce la reale portata: il “peso” di ciò che ci accade e dell’impatto emotivo che ha sulle nostre vite, quindi sulla nostra salute, ha sempre a che fare con noi, con la nostra storia personale e con le nostre emozioni.
Ambiente di lavoro e salute
Per quanto si continui a parlare di benessere, si è ancora lontani dal comprendere quanto veramente una vita stressante o comunque infelice non sia salutare e quanto questo meriti attenzione. Pensiamo ad esempio al contesto lavorativo: se ti dimetti perché scegli di non voler subire oltre un ambiente mortificante, non rispettoso, o che impedisce la tua crescita professionale, può succedere che ti si accusi di essere una viziata senza il problema di fare quadrare il bilancio di casa, di essere colpevolmente incapace di affrontare le difficoltà, di non aver voglia di farti “il mazzo”, o di tutto questo assieme. Insomma, invece di giudicare chi quell’ambiente disfunzionale lo ha creato, finiscono per giudicare proprio chi sceglie di abbandonarlo. Ricordati che chi sta male per motivi che a te potrebbero sembrare banali, va sempre accolto, rispettato e aiutato.
In Italia poi è ancora diffusa quella cultura per cui se stai in ufficio fino alle 21 di sera sei più brava di chi esce alle 17.30 ad esempio per andare in palestra. Ti sei mai chiesta chi rimane fino a quell’ora di sera al lavoro che bisogno vuole soddisfare? Il suo bisogno “apparente” probabilmente è quello di ottenere una promozione. E il bisogno profondo? Quello di essere riconosciuto, visto, valorizzato dalle persone che lo circondano. Se però vogliamo andare a fondo nelle cose, la paura di non essere riconosciuti ha origini antiche e non sarà certo una promozione a riempire il vuoto che ha generato quell’insicurezza. Chi sa di valere non ha bisogno di adottare strategie. Chi sa di valere esce dall’ufficio quando ritiene di aver finito o di avere semplicemente esaurito le energie della giornata, per dedicarsi ad attività o interessi che l’aiutino a recuperare quelle energie.
Lo stress come rischio per la salute
Se ti sottrai a questo tipo di meccanismi non salutari spesso finisci per sentirti in colpa. La tua colpa è sostanzialmente quella di patire un malessere più psicologico che fisico, dal momento che tendiamo ancora a tenere distinti due piani che in realtà sono uniti, mentre è stato ampiamente dimostrato che lo stress è un forte fattore di rischio per malattie organiche: lo è stato a partire dall’ipotesi psicofisiologica (Lachman – 1972) che afferma che tutti i disturbi biologici hanno elementi psicologici e viceversa, tutti i disturbi psicologici hanno elementi biologici, fino al coevo concetto di modello biopsicosociale di Engel, che si differenzia da quello strettamente biomedico in quanto più completo nel descrivere gli organismi come entità complesse, con livelli diversi di organizzazione (il livello biologico, il livello psicologico e quello sociale) strettamente interconnessi tra loro.
Fare una classificazione tra i vari tipi di malesseri in questi casi ha veramente poco senso: parlando di consapevolezza e di promozione della salute in senso più evoluto dobbiamo parlare di correlazione tra mente e corpo, oltre che di rispetto, ascolto, inclusione.
Salute a 360 gradi: impariamo ad ascoltarci
Promuovere la salute – e non solo per la giornata mondiale ad essa dedicata – vuol dire preservare il proprio e altrui benessere, quindi la qualità della vita, sia a livello individuale che collettivo, e per farlo davvero bisogna imparare ad ascoltare i nostri bisogni.
Dopo la forzata pausa lenta e riflessiva del lockdown siamo già tornati tutti a correre, sempre proiettati in avanti e quasi mai fermi sul presente, mentre dal momento che con la vita ci è stato dato un corpo, dobbiamo investire del tempo per onorarlo e rispettarlo e chiederci cosa realmente ci fa stare bene. Impariamo anche a capire cosa ci spinge a soddisfare bisogni “apparenti” legati a bisogni più profondi, difficilmente colmabili senza un percorso di piena conoscenza di sé e di riequilibrio di tutte le nostre funzioni.
Susanna Grassi, psicologa
“In poche sedute posso aiutarti a sviluppare strategie percettive e comportamentali che nutrono il tuo benessere psicofisico e l’autostima.”