Gentilezza… La miglior cura per il proprio benessere
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29 Marzo 2024In previsione della Settimana Lilla (9-16 marzo 2024) per la sensibilizzazione sui disturbi alimentari, senza limitarmi alle ormai note forme di bulimia, binge eating e soprattutto di anoressia, vorrei aprire lo sguardo sui nuovi disturbi alimentari di cui ancora troppo poco si parla, perché spesso associati a comportamenti socialmente approvati.
Attualmente la classificazione dei disturbi alimentari DCA prevede un insieme di condotte e di stili di funzionamento psichico coerenti che non possono però essere riconducibili ad un unico quadro psicopatologico con uno stesso livello di gravità, prognosi e approccio terapeutico.
Occorre prestare quindi molta cautela nell’inquadrare i DCA all’interno di rigide cornici classificatorie psichiatriche, mentre è necessario “fotografare” la persona nel contesto della sua storia evolutiva evidenziando risorse, alterazioni e blocchi dello sviluppo.
Nuove forme di DCA
Nel lontano giugno 2002 conseguivo la mia laurea magistrale in Psicologia, discutendo proprio una tesi sui disturbi della nutrizione e dell’alimentazione: un argomento che mi ha sempre toccato nel profondo, alimentando in me una forte empatia verso queste giovani donne, fragili e sofferenti, che arrivano a mortificare il proprio corpo fino al limite della sopravvivenza.
Da allora l’incidenza dei disturbi alimentari negli anni è – ahimè – aumentata, mentre sono cambiate in parte le condotte, le espressioni sintomatiche e soprattutto è mutata la valenza simbolica attribuita al proprio corpo.
Mi riferisco nello specifico a condotte ortoressiche e vigoressiche, finalizzate a costruire un corpo sano e prestazionale, scolpito, non necessariamente magrissimo, che va a rappresentare un ideale di nuova femminilità, rivelatrice di forza e salute, ma con un’importante impronta narcisistica.
Rispetto all’anoressia restrittiva classica, le nuove forme di disturbi alimentari fanno emergere un bisogno di programmazione e controllo del proprio corpo, che prevale sul rifiuto del cibo e sul mito della magrezza.
Le condotte orto-vigoressiche hanno evidenziato un tentativo di conservare il proprio corpo sano, depurandolo da ogni contaminazione e rivestendolo di una solida corazza muscolare, in grado di eliminare ogni traccia di fragilità e debolezza.
Cos’è la vigoressia
Per vigoressia s’intende un’attenzione ossessiva alla forma fisica, perseguita attraverso un rigoroso allenamento finalizzato ad avere un corpo perfetto dalla muscolatura scolpita. Se prima era di pertinenza maschile, ora si è rapidamente diffusa anche nella popolazione femminile.
Cos’è l’ortoressia
Per ortoressia si intende una maniacale attenzione alla qualità degli alimenti che produce una rigida selezione dei cibi e un ossessivo controllo delle modalità di preparazione e assunzione dei pasti. Una condotta accompagnata da un’assillante preoccupazione per la salute e il benessere, non solo di sé stesse ma del pianeta intero.
Bisogni non riconosciuti
In termini generali possiamo affermare che il funzionamento anoressico risulta un illusorio tentativo di cura di una sottostante fragilità narcisistica. Una fragilità che nasce da un mancato riconoscimento dei bisogni più autentici e antichi nel rapporto primario e che ha portato a sviluppare un Falso Sé rivelatore di perfezione. Una cultura affettiva familiare e sociale sempre più orientata alla competizione e al successo rischia di interrompere lo sviluppo identitario dell’adolescente, favorendo l’interiorizzazione di un ideale grandioso e distante dal sé autentico.
Se prima ciò che guidava certe condotte era il mito della magrezza alimentato dall’ideale di un corpo svuotato da ogni rimando di femminilità e accoglienza materna (percepito come ostacolo al proprio affermarsi nel mondo), oggi si riscontra un nuovo ideale estetico di femminilità che abbandona la rinuncia (al cibo) ma continua ad aspirare al successo e all’autonomia dai legami affettivi attraverso lo strumento del controllo, che ha come fine ultimo il raggiungimento della perfezione.
Al corpo è affidato il compito di risanare ferite identitarie incarnando un ideale privo di difetti, dominato dalla forza di volontà, libero e mai stanco. Il corpo ha il compito di esprimere un Sé ideale che rispecchia un’identità e una cultura contemporanea, basata prevalentemente su forza, salute, successo, autonomia.
Se l’anoressica restrittiva classica sacrificava se stessa in nome di un ideale, le nuove ragazze che presentano disturbi alimentari fanno di loro stesse un ideale.
I nuovi valori identitari
Nella declinazione orto-vigoressica dei nuovi disturbi alimentari si osserva una ricerca di femminilità ispirata da nuovi valori identitari: sepolta per sempre la femminilità debole, dipendente e devota di Cenerentola in trepida attesa di un principe azzurro a cui affidare il proprio futuro, appaiono giovani eroine impavide e determinate ad affermare loro stesse ma debilitate da una ferita identitaria profonda che inibisce le potenzialità ispirandone i comportamenti autolesivi.
Il controllo sul corpo diviene la sola fonte di rassicurazione quando tutto il resto (scuola, amici, sport, progetti) minaccia di sfuggire di mano.
Rituali ginnici e alimentari mirano a conservare con fatica ciò su cui si fonda l’autostima: l’eccellenza scolastica, che svuotata anch’essa di interesse e curiosità, viene trasfigurata in affanno competitivo. Non stupisce il frequente ricorso ad atti di autolesionismo attraverso tagli che provocano dolore e vista del sangue, e confermano una vitalità non del tutto spenta.
L’approccio terapeutico neo-funzionale
Utilizzando metodologie terapeutiche fondate sull’approccio neo-funzionale, si interviene sulla persona per aiutarla a sviluppare una solida identità e una capacità di espressione autentica.
La psicologia neo-funzionale mira a correggere le alterazioni nelle Esperienze di Base che influenzano il modo in cui coloro che soffrono di disturbi alimentari operano, lavorando sugli aspetti del controllo, della consistenza, della carenza di sensazioni e dell’autonomia.
Susanna Grassi, psicologa
“In poche sedute posso aiutarti a sviluppare strategie percettive e comportamentali che nutrono il tuo benessere psicofisico e l’autostima.”