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31 Luglio 2023In un’epoca dominata dal “volere è potere “e dal mito della performance che vede la vulnerabilità come un disvalore, sottrarsi agli imperativi motivazionali del “sii forte, resisti, reagisci, non mostrarti debole con nessuno” ed entrare in contatto profondo con le nostre fragilità risulta sempre più difficile.
La narrazione del dover essere “vincente”, specie in un mondo complesso e accelerato come il nostro che ha molto a che fare con il senso di precarietà, fa ancora di più della fragilità una debolezza, ovvero qualcosa da evitare assolutamente perché ci espone al rischio di essere colpiti dagli altri. Con queste premesse la nostra fragilità si presenta spesso accompagnata dalla paura.
La forza non è prepotenza
Già dai primi anni di scuola, dove secondo dati recenti dell’Istituto Superiore di Sanità e dal Moige gli episodi di bullismo e cyberbullismo sono in aumento (il 15% dei ragazzi ne è vittima, con maggiore frequenza tra le ragazze e tra gli adolescenti), viene raccomandato ai bambini di non curarsi di torti e soprusi subiti dai compagni o, ancora peggio, di reagire in modo altrettanto offensivo. Tra i suggerimenti vanno per la maggiore: “Sii forte e non te ne curare: se ti mostri indifferente la smetteranno di prenderti di mira”, o ancora “Se qualcuno ti offende o fa il prepotente, tu ripagalo della stessa moneta e dimostrati più forte e senza paura.”
Noi mamme-chioccia facciamo spesso queste raccomandazioni ai nostri bambini perché non sopportiamo l’idea che qualcuno li possa ferire: lo facciamo per loro ma anche per noi stesse.
Agiamo in questo modo perché sentirci fragili non ci piace, quindi tentiamo tutte le strategie possibili per non apparire tali agli occhi degli altri. La società ci chiede fin da piccole di essere forti e noi per sopravvivere indossiamo una corazza sempre più pervasiva, dal momento che piano piano, progressivamente, rischia di fondersi con la nostra vera essenza.
Ma cosa vuol dire veramente essere forti? E come lo si diventa?
La forza è una funzione fondamentale che ci aiuta a portare a compimento le nostre azioni o a liberarci di qualcosa che non ci piace o ci opprime. La sua origine è antica: il bambino comincia a sperimentare la sua forza già quando spinge coi piedini la pancia della mamma o quando cerca di farsi spazio e distaccarsi dal genitore che lo tiene in braccio. L’esperire questo tipo di forza naturalmente è funzionale ad uno sviluppo sano della funzione forza.
Tuttavia l’incontro con la fragilità è un capitolo inevitabile nel libro della nostra esistenza. Nel corso del tempo, ci imbattiamo in situazioni che ci toccano nel profondo, mettendo a nudo la nostra vulnerabilità. A volte questa fragilità la riconosciamo dentro di noi, mentre in altre occasioni ci troviamo ad affrontare le debolezze degli altri. Indipendentemente da quale sia la sua origine, l’incontro con la fragilità è un’esperienza sempre trasformativa.
La vita non è altro che un alternarsi imprevedibile di polarità: non si può essere sempre e solo forti così come non si può essere sempre e solo fragili. Può capitare che alcune cose non si riescano a ottenere, o a superare, ed ecco che entra in gioco la fragilità, spesso associata alla vergogna e alla negazione.
Non rinnegare la tua fragilità
Ma rinnegare la propria fragilità significa rinnegare sé stesse, disabituarsi a percepirsi per come ci si sente realmente, creando una barriera tra noi e l’altro. La fragilità ha a che fare col nostro lato tenero e morbido, quello più intimo e in connessione con gli altri.
Le nostre stesse vite sono un intreccio di emozioni che esprimono anche la fragilità umana. L’amore ci rende vulnerabili, ma dona anche la forza di affrontare il mondo. L’amicizia, con il suo calore, ci avvolge e ci sostiene nei momenti difficili. La solitudine, con la sua tristezza, ci mostra quanto siamo intimamente legate agli altri. L’abbandono, con la sua ferita, ci costringe a ricostruire noi stesse e a trovare una nuova strada. La tenerezza per gli altri, ci avvolge come una carezza e ci fa sentire parte di qualcosa di più grande.
Attraverso la fragilità, possiamo approfondire la conoscenza di noi stesse, mentre ci rendiamo conto che siamo vulnerabili: apprendiamo che proviamo emozioni complesse e che il dolore può affiorare in qualsiasi momento della nostra esistenza.
La bellezza dell’imperfezione umana
Attraverso la nostra fragilità, comprendiamo i nostri bisogni e le nostre emozioni, mentre la fragilità degli altri ci offre l’opportunità di esercitare la compassione e l’empatia, ovvero la nostra capacità di comprendere e accogliere la vulnerabilità del prossimo. Nell’abbracciare la fragilità degli altri, possiamo diventare un rifugio sicuro in un mondo che spesso sembra implacabile.
Se sopprimiamo la nostra di vulnerabilità, rischiamo invece di vivere intrappolate nella paura: questa funzione ci obbliga infatti a confrontarci con i nostri limiti e le nostre insicurezze, ci costringe a scavare dentro di noi per cercare un nuovo senso ed equilibrio.
Impariamo a conoscerci, sentirci e soprattutto a non vergognarci mai delle nostre fragilità, ma a lavorare – se necessario con l’aiuto dello psicologo – affinché esse entrino a fare parte dei nostri punti di forza. Accettarle e abbracciarle non significa essere deboli: significa diventare più forti scoprendo la bellezza della nostra imperfezione umana. È nella fragilità che troviamo la forza di connetterci con gli altri, e lo spunto per crescere e trasformarci.
Susanna Grassi, psicologa
“In poche sedute posso aiutarti a sviluppare strategie percettive e comportamentali che nutrono il tuo benessere psicofisico e l’autostima.”