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27 Giugno 2022Esistono dei criteri universali in base ai quali si giudica la bellezza di un viso?
Cosa rende una persona molto più attraente di un’altra?
Negli ultimi tre decenni le ricerche sulle basi della percezione della bellezza nelle diverse culture, in particolare sul giudizio estetico riferito all’attrattività del volto, hanno fatto passi da gigante, coinvolgendo in studi multidisciplinari figure come quella dell’etologo, del neuroscienziato, dello psicologo sociale, del biologo evolutivo, dello psicologo estetico, fino a interessare medici estetici, chirurghi plastici e ricostruttivi, alla ricerca di canoni innati e proporzioni universali ai quali potersi ispirare durante i loro interventi. Una delle prime ipotesi condivise è che i canoni estetici innati condizionino il 50% del giudizio, mentre il resto sembra essere determinato dal vissuto personale di ogni persona, riferito in particolare ai rapporti di amicizia e amore, a esperienze individuali, al viso del primo partner, come anche ai modelli imposti dai media e dalle influencer di turno.
I fattori universali che sembrano rendere un viso “bello”
Negli studi degli ultimi anni, ricorrono come determinanti per la bellezza di un volto i seguenti fattori:
- la medietà (prototipicità), intesa come somiglianza alla maggioranza dei volti conosciuti
- la simmetria delle due parti destra e sinistra del viso
- il dimorfismo sessuale, ovvero i tratti somatici riferiti a individui di sesso differente
- la giovinezza
Alcuni autori citano anche:
- l’espressione
- la struttura della pelle
Tra questi, medietà e simmetria risultano essere i due criteri più importanti per definire attraente il volto. Una ricerca su centinaia di studenti universitari condotta dall’etologo americano Randy Thornhill in collaborazione con lo psicologo Steven Gangestad, ha evidenziato come l’esibire una maggiore simmetria facciale coincidesse con un maggior numero di relazioni sessuali, rispetto a quelle vantate dal gruppo dei possessori di volti più asimmetrici.
La simmetria come minimo comune denominatore della bellezza
La simmetria rientra a sua volta nel gioco di proporzioni che si stabilisce nelle relazioni tra i vari elementi, naso, bocca, occhi, mento e zigomi, ovvero tra le caratteristiche del volto umano che maggiormente attraggono il nostro interesse. Una sorta di sezione aurea ereditata dalla cultura greca, che permane fino ai giorni nostri nella definizione di ciò che è attraente rispetto a ciò che lo è meno. Una costante che chiarisce come determinate proporzioni nelle distanze tra occhi, naso e bocca, unite a criteri noti come la grandezza degli occhi, o il possedere labbra carnose, rendono il nostro volto affascinante agli occhi degli altri. Secondo le misurazioni formulate dai ricercatori P. Pallett e S. Link dell’Università di San Diego, insieme a Kang Lee dell’Università di Toronto, statisticamente le preferenze vanno a fattezze molto regolari, con una distanza verticale tra bocca e occhi pari al 36% della lunghezza totale del viso, o una distanza orizzontale tra gli occhi di un 46% della larghezza del viso. Entrambe le proporzioni si ritrovano nella media della popolazione e sono vicine alla già citata medietà.
Sulla base di queste informazioni il medico o chirurgo estetico solitamente interviene sulla sua paziente nel rispetto delle regole della sezione aurea, in modo da allinearsi a tale principio di carattere geometrico, da tutti percepito come esteticamente piacevole.
Perché le donne vogliono zigomi pronunciati, bocche carnose e occhi grandi
Per quanto riguarda il dismorfismo sessuale, le dimensioni e la forma delle fattezze individuali influenzano la percezione dell’attrattività del viso: i volti di donna più attraenti possiedono alcune caratteristiche quasi infantili come occhi grandi, zigomi pronunciati, labbra carnose, fronte spaziosa, sopracciglia sottili, un naso stretto e corto e un mento piccolo: sono tutti segnali della presenza di estrogeni e di fertilità femminile, quindi sono funzionali alla continuità della specie, in quanto indici sensibili per il nostro cervello della “qualità genetica” di una donna giovane. Viceversa, nell’uomo si prediligono tratti più marcati e una mascella importante, come segnale della presenza di androgeni oltre che, pare, di un’ottima resistenza alle malattie.
“La bellezza è percepita come segnale di un vantaggio evolutivo.”
Gli scienziati stanno considerando queste e altre motivazioni neurobiologiche innate nella nostra ossessione per la bellezza: un bel viso ci attrae perché solitamente appartiene a una persona in buono stato di salute, mentre è collegato a caratteristiche particolarmente vantaggiose dal punto di vista evolutivo. O ci attrae semplicemente perché potrebbe essere più facile da elaborare per la nostra mente. Si è visto ad esempio che le persone con il volto particolarmente simmetrico tendono anche a essere più sane degli individui con viso asimmetrico. Analogamente, i volti caratterizzati da medietà, molto simili a persone che abbiamo già incontrato e che ci sono familiari, sono più facilmente riconoscibili e memorabili per il nostro cervello.
Che siano criteri innati e frutto dell’evoluzione biologica sembrano suggerirlo anche le ricerche sui bimbi di pochi mesi, i quali – prima di poter essere sottoposti a un qualsiasi condizionamento culturale – dimostrano di avere le stesse preferenze estetiche degli adulti, nel soffermare la loro attenzione più a lungo sui visi considerati universalmente più attraenti.
Gli algoritmi ci dicono che la bellezza è soggettiva
Ci sono anche ricerche che contraddicono le evidenze finora proposte in letteratura: è il caso di uno studio pubblicato nel 2019 sulla rivista Scientific Reports, dal Dipartimento di Fisica della Sapienza. Basata su algoritmi genetici, machine learning e tecniche di inferenza statistica, la ricerca evidenzia una certa soggettività dei canoni di attrattività e bellezza del volto, dovuta alla percezione individuale di caratteristiche astratte (personality dimensions) inconsciamente assegnate agli altri da noi, a partire dalle loro fattezze.
“Al di sopra di ogni altro tipo di considerazione sulla bellezza e sui canoni estetici innati da ricalcare come modello, ricordiamoci che la bellezza è soprattutto nutrimento emozionale. Essere attraenti significa prima di ogni cosa soddisfare i propri desideri più profondi, onorando, attraverso le emozioni, il proprio corpo e il suo bisogno di rivelarsi. Tutto ciò aumenta l’autostima e migliora il nostro stato d’animo, nel privilegiare l’esigenza di armonia interiore, serenità e sicurezza.”
Susanna Grassi, psicologa estetica
“In poche sedute posso aiutarti a sviluppare strategie percettive e comportamentali che nutrono il tuo benessere psicofisico e l’autostima.”
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Approfondimenti:
Anthony C. Little, Benedict C. Jones, Lisa M. De Bruine “Facial attractiveness: evolutionary based research” Philos Trans R Soc Lond B Biol Sci. 2011 Jun 12; 366(1571): 1638–1659.
Bashour, Mounir M.D., C.M., Ph.D.”History and Current Concepts in the Analysis of Facial Attractiveness” Plastic and Reconstructive Surgery: September 1, 2006 – Volume 118 – Issue 3 – p 741-756
Miguel Ibáñez-Berganza, Ambra Amico, Vittorio Loreto “Subjectivity and complexity of facial attractiveness” – Scientific Reports 9, Article number: 8364 (2019) -10 June 2019